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CHI SIAMO

Andy Ferrari

Andy è sinonimo di esperienza, organizzazione e affidabilità. Riesce a fare decine di cose in simultanea o, come dicono i giovani d’oggi, Andy è multitasking. Ha lavorato con Paolo Villaggio, Milena Vukotic, e Stefano Benni. Potete vederlo nei panni di un autorevole sorvegliante nel reality “Il collegio”. Andy è tanti personaggi ed è uno di quelli che l’improvvisazione teatrale italiana l’hanno vista nascere. Di una sola cosa va particolarmente orgoglioso: è milanese doc nato in Curt de l’America, rigorosamente in casa, come una volta. Magari un giorno potreste anche incontrarlo come FormAttore aziendale nel vostro ufficio. A parte questo, poco si sa di lui, neanche il suo vero nome.

Fabrizio Spica

Comincia la carriera artistica, nel 2000, in una compagnia di teatro amatoriale di Avellino quando gli venne chiesto: “Ci manca un attore, vuoi fare teatro?” La risposta fu “si”... e da allora non si è più fermato! Trasferitosi a Milano nel 2003 ha studiato in diverse scuole di recitazione tra cui TeatrObliquo e Quelli di Grock, seguito seminari e workshop. Di seguito ha collaborato con tante compagnie teatrali di Milano e provincia spaziando tra diversissimi ruoli e generi. Nel 2010 un altro amico gli pone una nuova domanda: “Vorresti provare l’improvvisazione teatrale?” La risposta fu ancora “si” ... ed allora si forma anche in quest'ambito presso Teatribu' e da allora teatro di prosa più improvvisazione teatrale! E come se non bastasse fa esperienze in TV: "Scherzi a Parte" e spot pubblicitari, nel cinema: con il film di Natale di Radio Deejay e in "Dante" presentato al Toronto Italian Film Festival.

 

Claudio Taroppi

Claudio. Si, ok, nell’insieme è molto bravo e bello. Ha fatto numerosi spot come protagonista. E’ un ottimo comico visto in TV a Central Station, dal vivo a Zelig e Cab 41 e a teatro con Gioele Dix. Anche la critica lo stima e lo ha premiato al concorso “Cabaret amore mio”.

E’ un dotato improvvisatore sono oltre 10 anni che vive d’istinto e non pensiate che abbia saltato alla grande la prosa, ignorato il mimo, dimenticato la commedia dell’arte o escluso la clownerie. Ha fatto tutto questo. Cinema, corti, Camera Cafè? Pure i video istituzionali … ecco.

Claudio è anche un artista del dettaglio. Se lo metti al buio lui canta o incanta con la sua voce narrante. E si sappia che è anche un apprezzato manista. Incredibile.

Se ci uscite a mangiare la pizza sappiate che è pure laureato in filosofia. E se magari la vostra azienda organizza un corso di formazione è facile che ve lo troviate come docente. Ma avrà un punto debole? Si, c’è. Lui non recita con i piedi! Ecco. Fan avvisati.

 

Marco Parisi

“Ce l’ho … ce l’ho … ce l’ho!” Così Marco Parisi risponderebbe ad un’intervista nella quale gli venisse chiesto di elencare le sue esperienze teatrali: da Shakespeare a Goldoni, da Wilde a Brecht, Marco se li è fatti tutti! Potreste averlo visto come papà di Giulietta, oppure fronteggiare il fantasma di Canterville nei panni dell’ambasciatore Hiram Otis, o addirittura far innamorare la regina delle fate Titania nelle complicate sembianze di un asino.

Certo, le luci della ribalta a volte si spengono e allora Marco si fa dirigere in spot pubblicitari e cortometraggi. Oppure inforca un leggio e allieta il suo pubblico con un coinvolgente reading. Ha studiato e padroneggia mimo, commedia dell’arte e canto. Chiedetegli ad esempio di esibirsi nel numero del cantante muto vestito da dottor Balanzone, ne sarà felice! Ma non è finita perché la conoscenza del palcoscenico non si esaurisce qui per Marco Parisi. Ciò che lo contraddistingue davvero e che lo rende unico è la sua profonda passione per il teatro danza. Venite ad ammirarlo una sera mentre volteggia sul palco con la leggerezza di un colibrì! Quanta grazia!

 

Matteo Caremoli

Sognava di fare il contadino e da questo ha ereditato la tenacia, la serietà e l’amore per la natura. Poi si è laureto in architettura imparando a essere preciso, e a fare progetti che durino nel tempo. Caratteristiche di un uomo che l’Italia aspetta da tempo. Un uomo capace di prendere in mano il Paese e traghettarlo verso un nuovo rinascimento. Matteo però ha usato quelle rare caratteristiche per fare l’attore e l’Italia va allo sfacelo. Se Matteo non avesse studiato il metodo Strasberg, se non avesse accettato di interpretare Peter Quince in Sogno di una notte di mezza estate, o il marchese di Forlimpopoli in La locandiera; se non avesse frequentato seminari di movimento, voce, dizione e … storytelling! Eh si pure lo storytelling ha studiato! Che Italia sarebbe ora? Un’Italia migliore, prospera e gioiosa. E invece no. Incurante di tutto questo, Matteo si è messo pure a fare decine di spot pubblicitari e a insegnare ad altri a recitare come lui; a traviare insomma altre coscienze che avrebbero potuto raddrizzare le sorti della Penisola. Speriamo che ci ripensi e che la smetta con questa storia dell’improvvisazione e del Clan. L’Italia ha bisogno di Matteo Caremoli.

 

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